Zelboraf, il cui principio attivo è Vemurafenib, trova indicazione nel trattamento dei pazienti adulti con melanoma che si è diffuso ad altre parti dell'organismo ( metastatico ) o non è operabile. È indicato solo per i pazienti in cui i geni delle cellule del tumore mostrano una mutazione BRAF V600.
Il medicinale è disponibile in compresse ( 240 mg ).
Il trattamento con Zelboraf va iniziato e controllato da uno specialista esperto nella terapia dei tumori. Prima di cominciarlo si deve accertare la presenza della mutazione BRAF V600 nelle cellule tumorali dei pazienti.
La dose raccomandata è di 960 mg ( 4 compresse ) 2 volte al giorno. La prima dose viene assunta al mattino e la seconda dose la sera, circa 12 ore dopo. Ogni dose deve essere assunta sempre nello stesso modo, durante i pasti o lontano dai pasti.
Il trattamento va protratto il più a lungo possibile fino a quando la malattia peggiora o gli effetti indesiderati diventano troppo gravi.
Vemurafenib è un inibitore di BRAF, una proteina che partecipa alla stimolazione della divisione cellulare. Nei melanomi con mutazione BRAF V600 è presente una forma anomala di BRAF che contribuisce allo sviluppo del tumore permettendo la divisione incontrollata delle cellule tumorali. Bloccando l'azione della proteina BRAF anomala, Vemurafenib aiuta a rallentare la crescita e la diffusione del tumore.
Pertanto Zelboraf esercita il suo effetto solo sui pazienti con melanoma causato da una mutazione BRAF V600.
Zelboraf è stato confrontato con il medicinale antitumorale Dacarbazina ( Deticene ) in uno studio principale su 675 pazienti con melanoma contenente la mutazione BRAF V600 diffuso o inoperabile. I pazienti dovevano ricevere il medicinale fino a che la malattia non peggiorava o il trattamento non sviluppava un livello eccessivo di tossicità. Le principali misure dell'efficacia erano la sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da progressione della malattia.
Zelboraf si è dimostrato efficace nel prolungare la vita dei pazienti e nel ritardare il peggioramento della malattia. Come evidenziato dallo studio principale, la sopravvivenza dei pazienti trattati con Zelboraf è stata pari in media a 13.2 mesi, rispetto ai 9.6 mesi dei pazienti trattati con Dacarbazina. Quanto al peggioramento della malattia, nel gruppo Zelboraf si verificava in media dopo 5.3 mesi, a fronte di 1.6 mesi nel gruppo Dacarbazina.
Gli effetti indesiderati più comuni di Zelboraf ( osservati in più del 30% dei pazienti ) includono artralgia ( dolori articolari ), affaticamento, eruzioni cutanee, reazioni fotosensibili ( reazioni simili a scottature causate da esposizione alla luce ), nausea, alopecia e prurito. Alcuni dei pazienti trattati con Zelboraf sviluppano un altro tipo di tumore della pelle denominato carcinoma della cute a cellule squamose che può essere efficacemente trattato con chirurgia locale.
Zelboraf non deve essere somministrato a soggetti che potrebbero essere ipersensibili ( allergici ) a Vemurafenib o a uno qualsiasi degli altri ingredienti.
Il Comitato scientifico, CHMP, dell’EMA ha rilevato che l'efficacia di Zelboraf nel migliorare la sopravvivenza globale e nel ritardare il peggioramento del melanoma, positivo alla mutazione BRAF V600, diffuso o inoperabile, è stata dimostrata in modo convincente. Per quanto riguarda i rischi, circa la metà dei pazienti trattati con Zelboraf ha sviluppato un grave effetto indesiderato e circa un quinto ha sviluppato un carcinoma cutaneo a cellule squamose. Il CHMP ha considerato gestibili gli effetti indesiderati e ha incluso nelle informazioni sul prodotto raccomandazioni destinate ai medici per contribuire alla riduzione dei rischi. ( Xagena2012 )
Fonte: EMA, 2012
Onco2012 Dermo2012 Farma2012