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Minjuvi a base di Tafasitamab nel trattamento degli adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario


Minjuvi, il cui principio attivo è Tafasitamab, è un medicinale antitumorale impiegato dapprima in associazione con la Lenalidomide e poi da solo per il trattamento di adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B ( DLBCL ) che si è ripresentato o ha smesso di rispondere ad altri trattamenti.
Trova impiego quando i pazienti non possono sottoporsi a un trapianto autologo di cellule staminali.

Poichè il linfoma DLBCL è raro e Minjuvi è stato qualificato come medicinale orfano ( medicinale utilizzato nelle malattie rare ) il 15 gennaio 2015.

Minjuvi deve essere somministrato da un operatore sanitario esperto nel trattamento oncologico.
Il medicinale è disponibile sotto forma di polvere da ricostituire in una soluzione per infusione in vena. Il trattamento con Minjuvi è somministrato in cicli di 28 giorni; l’infusione è somministrata in determinati giorni di ciascun ciclo.
La dose dipende dal peso corporeo.
Il medico può adattare o interrompere il trattamento in base alla reazione del paziente all’infusione.

Minjuvi è somministrato con Lenalidomide per un massimo di 12 cicli, dopodiché può essere somministrato da solo. Il trattamento continua fino a progressione della malattia o fino a quando gli effetti indesiderati non diventano inaccettabili.
Almeno per le prime 3 infusioni, ai pazienti vengono inoltre somministrati medicinali per ridurre il rischio di reazioni all’infusione prima di ogni dose di Minjuvi.
Eventuali infezioni devono essere trattate prima di iniziare la terapia con Minjuvi.

Il principio attivo di Minjuvi, Tafasitamab, è un anticorpo monoclonale in grado di riconoscere una struttura specifica presente in determinate cellule dell’organismo e legarsi a essa. In particolare, Tafasitamab è stato progettato per legarsi a CD19, una proteina presente sulla superficie delle cellule tumorali. Quando è legato a CD19, il medicinale stimola il sistema immunitario ad attaccare e distruggere le cellule tumorali, rallentando così la progressione della malattia.

Minjuvi usato in associazione a Lenalidomide è stato esaminato in uno studio su 81 pazienti adulti affetti da linfoma DLBCL che non avevano risposto ad altri trattamenti e che non potevano sottoporsi a un trapianto autologo di cellule staminali.
In questo studio i pazienti sono stati trattati con Minjuvi e Lenalidomide per un massimo di 12 cicli seguiti da Minjuvi da solo fino a progressione della malattia o fino a quando gli effetti indesiderati non sono diventati ingestibili.
Dei pazienti esaminati nello studio, 46 ( 57% ) hanno avuto una risposta completa ( nessun segno di cancro ) o parziale.

Gli effetti indesiderati più comuni di Minjuvi ( che possono riguardare più di 1 persona su 10 ) sono infezioni, neutropenia, anemia, trombocitopenia, diarrea, debolezza, tosse, edema periferico ( tumefazione, soprattutto delle caviglie e dei piedi ), febbre e appetito ridotto.
Gli effetti indesiderati gravi più comuni ( che possono riguardare più di 1 persona su 100 ) sono infezione, compresa infezione polmonare, e neutropenia con febbre.

I pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B che si è ripresentato o non risponde al trattamento e che non possono sottoporsi a trapianto autologo di cellule staminali hanno opzioni di trattamento limitate.
È stato dimostrato che Minjuvi in associazione a Lenalidomide induce una risposta clinicamente significativa e che gli effetti indesiderati sono gestibili.
L’Agenzia europea per i medicinali, EMA, ha deciso che i benefici di Minjuvi sono superiori ai rischi.
Minjuvi ha ottenuto una autorizzazione subordinata a condizioni. Questo significa che in futuro saranno disponibili ulteriori informazioni sul medicinale, che la Società produttrice è tenuta a fornire. ( Xagena2021 )

Fonte: EMA, 2021

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