Si è aperta una nuova era nel trattamento dei tumori che sta modificando le aspettative di sopravvivenza grazie all’immunoterapia mirata.
Il melanoma ha rappresentato il modello per la sua applicazione; ora questo approccio rivoluzionario si sta estendendo con successo a molti tipi di tumore, come quelli del polmone e del rene. Grazie al suo meccanismo d’azione, questo approccio terapeutico innovativo riesce a limitare e fermare la malattia per un lungo periodo.
Il 70% degli oncologi medici utilizza l’immunoterapia mirata nella pratica clinica della cura del melanoma, oltre che in studi clinici.
È unanime il parere degli Esperti sulle potenzialità terapeutiche che ne possono derivare: per la totalità dei medici grazie allo sviluppo di questi farmaci nei prossimi cinque anni si otterrà un miglioramento della pratica clinica. Un approccio rivoluzionario nel trattare il cancro, che si affianca a quelli tradizionali rappresentati dalla chirurgia, dalla radioterapia e dalla chemioterapia.
Ipilimumab ( Yervoy ), sviluppato da Bristol-Myers Squibb, è stato il primo farmaco immuno-oncologico approvato. Ora si stanno affacciando altre armi, come Nivolumab ( Opdivo ). I dati più recenti evidenziano come la combinazione di due anticorpi monoclonali immunomodulanti, Ipilimumab e Nivolumab, sia in grado di garantire risposte in termini relativamente brevi.
I risultati degli studi in corso su Nivolumab nel melanoma e in altre neoplasie, come quella del polmone non-a-piccole cellule, del rene e nel linfoma di Hodgkin, offrono ulteriori evidenze cliniche del potenziale dell’immuno-oncologia come approccio innovativo nel trattamento dei tumori.
Il melanoma ha rappresentato il candidato ideale per verificare l’efficacia di questa nuova terapia. Sono 11.000 le nuove diagnosi stimate nel 2014 in Italia e 1.700 i casi di malattia metastatica.
A settembre 2014 Ipilimumab ha ricevuto l’approvazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ) per il trattamento in prima linea dei pazienti colpiti da melanoma metastatico, dopo il parere positivo dell’Agenzia regolatoria europea ( EMA ) a ottobre 2013.
Ipilimumab ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata: nel 20% dei pazienti rende la malattia cronica.
L’immuno-oncologia è una modalità di trattamento in rapida evoluzione, focalizzata su farmaci che agiscono direttamente sul sistema immunitario per combattere il cancro. Dalla sua iniziale approvazione nel 2011, Ipilimumab ha rappresentato il primo significativo progresso negli ultimi trent’anni nel trattamento del melanoma metastatico, mostrando il potenziale di una sopravvivenza a lungo termine in alcuni pazienti.
Uno dei meccanismi che il tumore può utilizzare per sfuggire al controllo del sistema immunitario è rappresentato dalla via di checkpoint immunitario chiamata PD-1. Nivolumab colpisce proprio PD-1 ( programmed death 1 ), un importante checkpoint immunitario che si attiva in diverse fasi della risposta immunitaria per regolare la risposta dei linfociti T ( leucociti capaci di eliminare o neutralizzare le cellule infette o anormali ). Quando le cellule tumorali sfruttano questa via di checkpoint spengono la risposta immunitaria inattivando i linfociti T e permettendo così la continua crescita della malattia.
Nivolumab e gli altri inibitori PD-1 sono in grado di superare i meccanismi di difesa del tumore e di attivare il sistema immunitario, tenendo sotto controllo la neoplasia.
Nuovi studi stanno evidenziando risultati positivi del trattamento con gli inibitori PD-1 in diversi tipi di tumori, come quelli del polmone e del rene che, in fase avanzata, fanno registrare percentuali di sopravvivenza molto basse, inferiori al 20%.
In uno studio, il 41% dei pazienti con tumore del polmone non-a-piccole cellule avanzato trattati con Nivolumab era vivo a 1 anno e la sopravvivenza mediana è stata di 8.2 mesi.
Positivi i risultati di Nivolumab anche nel linfoma di Hodgkin con un tasso di risposta globale dell’87% e stabilizzazione della malattia nel 13% dei pazienti.
Nel 2014 in Italia si sono registrati 365.500 nuovi casi di tumore ( circa 1000 al giorno ) e i dati ISTAT indicano per il 2011 ( ultimo anno al momento disponibile ) in 175.363 i decessi attribuibili alla malattia.
L’immuno-oncologia rappresenta una forma di bioterapia: quest’ultima comprende tutti quei trattamenti che inducono modificazioni nel nostro organismo per favorire una forte reazione contro il tumore, senza distruggere direttamente le cellule malate.
Le risposte cliniche possono manifestarsi anche alcuni mesi dopo l’inizio della somministrazione del farmaco immuno-oncologico, ma in genere durano più a lungo.
Una progressione della malattia non implica in questi casi la necessaria rinuncia al trattamento come accade invece per i farmaci chemioterapici. ( Xagena )
Fonte: AIOM, 2015
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